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L’alternativa verde. Una Scommessa dell’Europa che approda in Sardegna

Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.”

“Quando le generazioni future giudicheranno coloro che sono venuti prima di loro sulle questioni ambientali, potranno arrivare alla conclusione che questi ‘non sapevano’: accertiamoci di non passare alla storia come la generazione che sapeva, ma non si è preoccupata.”

Trovo questa frase di Mikhail Sergeevich Gorbachev una delle più lungimiranti sul tema della tutela dell’ambiente e delle generazioni future, infatti, se quelle generazioni “sorse” non sapevano, oggi non possiamo dire che non sappiamo ed non abbiamo consapevolezza di quel che accade alla salute della terra, ed è per questo che la nostra generazione ha il dovere di invertire la rotta trovando valide alternative ai combustibili fossili, esauribili e inquinanti. Secondo stime dell’ONU, 1 miliardo e 300mila persone non ha alcun accesso all’energia mentre un altro miliardo e mezzo lo ha in maniera saltuaria, non moderna e sicura. In uso qualche hanno fa, questa espressione è stata messa in secondo piano nel vocabolario pubblico, come se la questione abbia smesso di essere tanto attuale come urgente.

Se facciamo un piccolo riassunto storico dell’utilizzo delle energie rinnovabili (Sole, acqua, vento ecc.), ci rendiamo conto che l’utilizzo e la consapevolezza parte da tempi lontani: 

Energia dall’acqua: nel 1880 nacque la prima turbina ed a seguire le prime centrali idroelettriche negli Stati Uniti che si diffusero quasi contemporaneamente in Europa, e nel 1886 fu costruita la prima centrale in Italia, a Tivoli. A differenza delle centrali termoelettriche, che potevano essere costruite ovunque e in tempi relativamente brevi, queste centrali richiedevano la costruzione di dighe, costose opere sul territorio, tant’è che al «carbone bianco» (così era chiamata l’energia idrica) è prevalsa la strada più veloce e meno costosa del «carbone nero».  

Energia dal Sole: nel 1878 all’Esposizione Universale di Parigi del 1878, un ricercatore francese Mouchot che presentò un motore a vapore solare costituito da un grande specchio parabolico orientabile che concentrava i raggi del Sole su una caldaia che, facendo bollire l’acqua, produceva vapore per far girare il motore. Nel 1891 furono fatti i primi passi del solare termico con il brevetto dell’antenato dell’odierno pannello solare termico per riscaldare l’acqua sanitaria (per uso domestico) brevettato dall’americano Kemp, che entrò in commercio nel  dal 1900 e prese diffusione nei primi anni ‘50. 

Energia dal vento: nel 1887 furono realizzati in Francia e Scozia i primi aerogeneratori, moderni mulini a vento che producevano energia elettrica. 

Energia dalla Terra: nel 1904 il francese de Larderel riuscì a far accendere cinque lampadine elettriche azionando un generatore tramite vapore geotermico, dimostrando di poter sfruttare questo vapore usato fino ad allora solo per produrre acido borico, anche per produrre elettricità. Mentre nel 1913 a Larderello, località toscana che ha preso il nome dal «padre» della geotermia, fu costruito il primo impianto geotermoelettrico del mondo.

Energia dal Sole: nel 1954 fu realizzata dalla Bell la prima cella fotovoltaica in silicio in grado di generare elettricità direttamente dai raggi del Sole, inizialmente usate per applicazioni spaziali sui satelliti. Poi sono state utilizzate anche in ambito «terrestre» giungendo agli attuali pannelli fotovoltaici che vengono installati sui tetti di case e palazzi per produrre energia elettrica. 

Secondo la BP Statistical Review of World Energy, il consumo mondiale annuo di petrolio è di circa 13,3 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), con una crescita di circa 2miliardi in più negli ultimi 10 anni, mantenendo un ruolo predominante con una quota del 33,3%, al secondo posto il carbone con il 28,1%, al terzo posto il gas naturale al 24,2%, a seguire il nucleare che copre il 4,6%,  mentre le FER (Fonti di Energia rinnovabile) sfiorano malapena il 10%, considerando che il 6,8% va attribuita all’energia idroelettrica. 

Pur essendo esiga la percentuale dell’eolico e del fotovoltaico, negli ultimi anni hanno subito una consistente crescita pari a circa il 14%, secondo le stime dell’AIE (Agenzia Internazionale dell’Energia), nei prossimi 5 anni saranno realizzati impianti di elettricità “verde” (eolico e fotovoltaico) per un ammontare di 1.000 GW di potenza. 

Considerando gli scenari mondiali, la sola Cina  aveva annunciato un piano al 2020 per lo sviluppo di 100 GW di potenza per solo fotovoltaico, mentre gli Stati Uniti nel documento An American First Energy Plan[1], strategia energetica dell’amministrazione Trump, gli USA dichiarano l’autonomia energetica puntando su risorse quali carbone e shale gas. 

La questione non riguarda dunque l’eventuale esaurimento di petrolio e affini, ma piuttosto gli effetti collaterali in termini di “costi ambientali”, la questione riguarda, il processo virtuoso della “de carbonizzazione” per il cambiamento climatico dovuto all’emissione di gas serra che  è ormai entrato a far parte delle politiche delle nazioni o delle organizzazioni sovranazionali, attraverso gli accordi multilaterali come quello di Kyoto del 1997 e di Parigi del 2015[2]. 

L’Europa comunitaria si è presentata all’ultima conferenza ONU sul clima (Bonn, novembre 2017), con un obiettivo sfidante e anche criticato: riduzione delle emissioni di CO2, con gli obiettivi del 60% in meno al 2040 e del già menzionato 100% entro il 2050.

Se andiamo ad analizzare i dati in Italia,  la domanda di energia è pari al 75% da forniture estere la cui maggioranza da combustibili fossili, ripartita in circa: 38,4% rispettivamente petrolio e gas naturale, 7,2% carbone, 6,1% idroelettrico e 9,9% altre fonti rinnovabili. Nonostante l’Italia stia andando nella direzione dell’efficienza e dello sviluppo della quota di energia derivante da fonte rinnovabile, i target europei al 2030 presuppongono ulteriori sforzi per raggiungere il 27% richiesto. 

Una delle scommesse più interessanti nel panorama mondiale delle FER è lo sviluppo dei progetti legati all’utilizzo  dell’Idrogeno Verde, elemento più abbondante dell’universo è diventato fonte di interesse e di investimenti in Europa e nel mondo perché può essere la chiave “per un futuro energetico pulito, sicuro ed economico”. Già lo scorso anno la IEA – Agenzia Internazionale dell’Energia sottolineava che “l’idrogeno pulito sta attualmente godendo di uno slancio politico e commerciale senza precedenti, con il numero di politiche e progetti in tutto il mondo in rapida espansione”.

La pandemia Covid-19 ha di fatto accelerato piani e strategie: dall’Unione Europea alla Cina, dai piani ambiziosi della Germania e della Francia, tutti sono interessati all’idrogeno “pulito”, il cui valore di mercato globale dovrebbe raggiungere i 191,8 miliardi di dollari nel 2024.

In particolare l’Europa può giocare un ruolo di primo piano, si stima che l’idrogeno in UE può arrivare a rappresentare il 24% della domanda finale di energia e contribuire a creare 5,4 milioni di posti di lavoro entro il 2050, con un potenziale di circa 2.250 TWh, quantitativo sufficiente per alimentare 42 milioni di auto di grandi dimensioni, 1,7 milioni di camion, circa un quarto di milione di autobus e più di 5.500 treni.

L’Unione Europea punta a essere primo continente al mondo emissioni zero entro il 2050. Per questo la Commissione europea, nel Next Generation EU[2], il progetto di recovery fund da 750 miliardi di euro, pone la lotta al cambiamento climatico al centro della ripresa dalla crisi innescata dal Covid-19.[3]

Guardando in Italia, troviamo tra le regioni con maggior fermento sulla scommessa Idrogeno Verde la Sardegna che in quest’ultimo periodo la vede protagonista di un accordo siglato tra  Enel Green Power e Saras attraverso un protocollo d’intesa per sviluppare un progetto di idrogeno verde, che prevede l’utilizzo di un elettrolizzatore da 20 MW alimentato da energia rinnovabile prodotta sul posto per fornire idrogeno verde da utilizzare come materia prima nella raffineria Saras presso il sito industriale di Sarroch, in provincia di Cagliari.

Sempre in Sardegna, è di qualche tempo, un progetto ambizioso promosso dal Network Global  Electrification Project punta a dare all’isola una completa autonomia energetica basata sull’impiego esclusivo di due risorse: energia rinnovabile e gas idrogeno attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, la totale compatibilità con l’ambiente e l’abbattimento dei costi dell’energia per aumentare la competitività.

L’obiettivo primario è la sostituzione della potenza elettrica delle due centrali di Fiume Santo e Portovesme per le quali la deadline per il “phase-out completo” dall’impiego del carbone, è fissata dalla Strategia Energetica Nazionale al 31 dicembre 2025.  

Le nuove centrali avranno complessivamente una potenza di 1.700 MW ed immetteranno nella rete energia elettrica a prezzi molto competitivi. La produzione, in aggiunta alle altre rinnovabili già presenti, soddisferà pienamente il fabbisogno energetico della regione. 

Una parte importante dell’energia elettrica servirà a produrre annualmente 2,8 miliardi di m³ di idrogeno verde, una quantità ritenuta sufficiente ad avviare l’isola verso una piena economia dell’idrogeno[4]

Non ultimo sempre in quest’anno è stato siglato un protocollo d’intesa tra Italgas, colosso nazionale specializzato nell’attività di distribuzione, ed il Crs4, il centro di ricerca del parco tecnologico della Sardegna; il cui obiettivo è studiare e realizzare nell’Isola un impianto per la produzione di idrogeno verde e metano sintetico da fonti rinnovabili attraverso l’elettrolisi dell’acqua. Più nello specifico, “il progetto consiste nella realizzazione di un impianto in Sardegna di produzione di gas rinnovabile e collegato alle nuove reti di distribuzione ‘native digitali’ di Italgas – è scritto in una nota -. L’impianto sarà composto da un parco di autoproduzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, un elettrolizzatore in grado di produrre ossigeno e idrogeno partendo dall’acqua e una sezione di metanazione per la trasformazione dell’idrogeno in gas naturale sintetico. Lo scopo del progetto sarà di testare la produzione di gas da fonte rinnovabile e il suo potenziale utilizzo per fornire idrogeno alle utenze industriali dell’isola e idrogeno e metano sintetico alle utenze domestiche, miscelandolo al gas naturale secondo determinate specifiche.

Insomma in Sardegna nell’ultimo periodo sono diversi i progetti che ruotano attorno all’idrogeno Verde, chissà se non sarà proprio l’isola la pioniera di una nuova visione consapevole rivolta all’ambiente e al rispetto delle prossime generazioni.

E’ in discussione la strategia UE dell’idrogeno, in particolare lo stato di avanzamento della relazione di iniziativa sull’idrogeno in effetti, pur essendo il testo globalmente buono ma contiene ancora alcune linee rosse, una delle quali è principalmente la questione del sostegno finanziario dell’UE per l’idrogeno blu (da fossili) a basse emissioni di carbonio (gas e CCS) come soluzione transitoria.

Come gruppo parlamentare dei Verdi, riconosciamo che la produzione di idrogeno blu farà parte della strategia sull’idrogeno, ma non è accettabile che l’Unione europea sostenga il suo sviluppo con i termini attualmente messi in campo, ed in vista del voto finale in plenaria in tran la posizione del gruppo greens è contraria Ccs (Cattura e stoccaggio di anidride carbonica) è lo stoccaggio della co2; occorre che la produzione si sleghi completamente ai combustibili fossili che ritarderebbero la decarbonizzazione industriale ed in particolare lasci spazio all’idrogeno prodotto dal gas con la cattura e lo stoccaggio del carbonio, il cui periodo transitorio è stato dichiarato sino almeno al 2030, cosa che compiacerà le lobby del gas , ma è un disastro per l’azione dell’Unione Europea sul clima.

La strategia dell’Unione Europea per incrementare la produzione di idrogeno rischia di bloccare l’Europa nella combustione di gas fossile per generazioni”, e se l’obbiettivo è quello di avviare delle politiche per il clima e l’energia i leader dell’UE devono prepararsi per una completa eliminazione del gas fossile entro il 2035, in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. 

Questo non accadrà se si investono false soluzioni come la tecnologia di catturare l’idrogeno e del carbonio a base fossile, che insieme creerebbero la tempesta perfetta per approfondire la dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili”.

https://www.rinnovabili.it/energia/idrogeno/idrogeno-verde-pieni-di-ripresa-efficienza-energetica/

https://ec.europa.eu/italy/news/20200708_Commissione_Ue_energia_per_un_economia_climaticamente_neutra_it

https://www.fasi.biz/it/notizie/strategie/22139-green-deal-strategia-ue-idrogeno.html#Parlamento

https://www.infobuildenergia.it/approfondimenti/transizione-energetica-idrogeno-verde/

https://www.ilsole24ore.com/art/la-scommessa-dell-idrogeno-un-energia-sostenibile-AC5r4xr?refresh_ce=1

https://www.reteclima.it/protocollo-di-kyoto/

https://www.atlanticcouncil.org/wp-content/uploads/2017/08/The_America_First_Energy_Plan_web_0817.pdf

https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2021/02/16/energia-idrogeno-green-in-sardegna-intesa-tra-enel-e-saras_526d47da-b8d8-4fbf-914b-332045586c23.html

https://www.power2gasitaly.com/centri-idrogeno-in-sardegna/

https://www.sardiniapost.it/innovazione/ecco-idrogeno-verde-e-metano-sintetico-intesa-italgas-crs4-impianto-sardo/

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