La violenta crisi sanitaria generata dall’esplosione incontrollata della pandemia da Covid-19, ha evidenziato con maggiore forza come lo sfruttamento intensivo delle risorse del nostro pianeta legate a una logica di consumo e di produttività, conducano inevitabilmente a delle conseguenze disastrose per la salute dei suoi abitanti.
Ora è il momento per il Governo italiano di decidere come investire i fondi del Next Generation EU, per far fronte alle conseguenze sociali ed economiche della terribile pandemia di SARS-CoV-2. Per tale ragione chiediamo, tramite questo appello, che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sia inclusa l’istituzione di un Servizio Ambientale retribuito dignitosamente e destinato a giovani under 30 per piantumare vaste aree del Paese—al fine di ridurre le emissioni climalteranti nette—e per contrastare il dissesto idrogeologico e l’inquinamento nelle aree del demanio—con la finalità d’incrementare la resilienza degli ecosistemi al cambiamento climatico—. Tale programma sarebbe in grado di allineare almeno 3 delle 6 missioni strategiche delineate dal Governo: ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’, ‘Istruzione, formazione, ricerca e cultura’, ed ‘Equità sociale, di genere e territoriale’.
Nell’ultima bozza del PNRR, riscontriamo un incremento di 10 miliardi per politiche destinate a migliorare l’occupazione e l’occupabilità, soprattutto giovanile. Per quanto tale obbiettivo sia condivisibile, denunciamo però la sottrazione di 5 miliardi dall’investimento iniziale destinato agli obbiettivi green. Contrapporre la crisi occupazionale a quella climatica non è in linea con il principio della ‘transizione giusta’ al cuore del Green Deal europeo. Il Servizio Ambientale potrebbe, invece, coniugare la lotta alla disoccupazione giovanile con quella all’emergenza climatica.
Investire in un Servizio Ambientale sarebbe anche economicamente sensato poiché i dati ci dicono che 1 euro speso in prevenzione fa risparmiare fino a 4 euro in riparazione dei danni. Dal 2013 il nostro Paese ha speso una media di 1,9 miliardi l’anno per riparare i danni causati da eventi meteorologici estremi resi ancora più distruttivi dalle condizione di dissesto idrogeologico in cui versano gli ecosistemi nazionali. La messa in sicurezza del territorio è un’attività ad alta intensità di lavoro e presenta tutte le caratteristiche di un bene pubblico, ne consegue che la sua realizzazione rientri nelle responsabilità dello Stato. Inoltre, il moltiplicatore sociale di questo programma è molto elevato: la formazione e sensibilizzazione alle attività di conservazione ambientale per centinaia di migliaia di giovani può riverberarsi sulla società e l’economia incrementando anche le opportunità lavorative nel settore privato. Invece che colate di cemento per opere infrastrutturali inutili che contribuiscono al consumo di suolo, sarebbe più saggio per la prosperità del Paese nel lungo corso investire nella tutela delle ‘infrastrutture ecologiche’.
Il Servizio Ambientale può anche essere d’ausilio al settore agricolo che, secondo i dati di Coldiretti, ha perso oltre 14 miliardi di euro nell’ultimo decennio tra danni alla produzione agricola e alle infrastrutture nelle campagne in seguito all’accentuata variabilità climatica. I giovani impiegati nel programma potrebbero fornire manodopera nei terreni agricoli privati per la piantumazione di specie arboree autoctone e per la messa a dimora di siepi campestri o aree ripariali, migliorando così gli habitat faunistici e le connessioni ecologiche. La condizionalità affinché un agricoltore privato si qualifichi per questa partnership con il Servizio Ambientale potrebbe essere quella d’impegnarsi a convertire la produzione con metodi agro-ecologici, in linea con la strategia Farm to Fork del Green Deal europeo.
Le oceaniche mobilitazioni di piazza del 2019 da parte dei ragazzi di Fridays for Future devono essere ascoltate dalle istituzioni. Molti giovani si trovano infatti nella doppia tenaglia dell’esclusione lavorativa e dell’ansia per l’incombente crisi ecologica che li priva di un futuro in cui sperare. Tale disagio è ancora più pressante nelle aree interne del Paese. Il progressivo spopolamento in seguito a decenni di migrazione rurale-urbana presenta perciò un paradosso: mancanza di opportunità lavorative in quelle aree dissestate che attendono chi se ne prenda cura e disoccupazione crescente in aree urbane con ormai limitati margini di crescita. Il Servizio Ambientale potrebbe offrire opportunità di lavoro retribuite dignitosamente e socialmente utili nelle aree interne, aiutandole così a trovare una nuova vita.
Le sfide e le opportunità a cui il nostro Paese è chiamato oggi sono storiche: dimostriamoci all’altezza.
BOLOGNA GIANFRANCO, Direttore scientifico e responsabile d’area sostenibilità WWF;
CECCONI ANDREA, deputato della Repubblica;
DE GIORGI ROSALBA, deputata della Repubblica;
ERMELLINO ALESSANDRA, deputata della Repubblica;
FERRI COSIMO, deputato della Repubblica;
FIGOLI JONATHAN, Founder & CEO ProfessioneFinanza;
FIORAMONTI LORENZO, già Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, deputato della Repubblica Italiana;
FUSACCHIA ALESSANDRO, deputato della Repubblica;
LOMBARDO ANTONIO, deputato della Repubblica;
MASTINI RICCARDO, Ricercatore, Institute of Environmental Science and Technology (ICTA)
Autonomous University of Barcelona;
MONICO FRANCESCO, Direttore generale di Accademia UNIDEE;
NUGNES PAOLA, senatrice della Repubblica;
MOROSINI MARCO, Professore di politiche ambientali, Politecnico federale di Zurigo;
MURONI ROSSELLA, deputata della Repubblica;
PECORARO SCAGNO ALFONSO, già Ministro dell’Ambiente e Ministro dell’Agricoltura e presidente della fondazione UNIVERDE
SERMONTI LAPO, Consulente presso International Fund for Agricoltural Development (IFAD);
TASSO ANTONIO, deputato della Repubblica;
VIANELLO GIOVANNI, deputato della Repubblica;
ZANCHINI EDOARDO, vicepresidente Legambiente;
Scarica la lettera Appello al Presidente Draghi per l’istituzione di un servizio civile ambientale