Poco più di 2000 mila anni fa, un signore, sicuramente di indole rivoluzionaria e progressista, compì un miracolo trasformando l’acqua in vino.
Bene, adesso, nell’anno 2021 di nostra vita, da Bruxelles arriva la proposta di commercializzare bevande analcoliche e chiamarle “vino”, per il solo fatto che derivano dell’uva.
Ma come siamo arrivati a questo punto?
Già nelle passata legislatura (2014-2019) avevo portato a conoscenza della Commissione europea, presentando interrogazioni, emendamenti e scrivendo direttamente all’allora commissario Philip Hogan, la questione dello zuccheraggio. Tecnica permessa da qualche decennio in Europa che permette di ottenere la fermentazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero e non più di mosto concentrato (cosa che permetteva ai veri produttori di vino un sostegno reddituale) il tutto senza l’obbligo della specifica in etichetta.
Nel 2018, la commissione europea propone il nuovo pacchetto sull’agricoltura (pilastri PAC: OCM, Pagamenti diretti e PSR) in cui già c’era la proposta sul vino “annacquato” e la riconferma dello zuccheraggio.
Precisamente, tutto ciò, viene confermato dalla votazione in seduta plenaria, dello scorso ottobre 2020, sull’OCM (Organizzazione Comune dei Mercati dei prodotti agricoli). In quella occasione, il parlamento ha espresso la sua posizione accettando l’introduzione della categoria dei vini senza alcol.
Il vino senza alcol rappresenta per le grandi multinazionali del mondo degli alcolici e per i grossi produttori di vino a bassa gradazione un’ottima esca e trovata commerciale per le popolazioni che per cultura o religione non bevono alcolici.
Bene, perché chiamarlo vino? Semplice. Bisogna sfruttare e speculare commercialmente sul sound. Quale sceicco o un sultano offrirebbe un succo di uva? Meglio atteggiarsi da facoltosi intenditori di vino zuccherato e senza alcol. Chi se ne frega se per ottenerlo sono passati millenni, vite e leggende. Chi se ne frega se tutto ciò andrà a danneggiare per l’ennesima volta, e in nome del commercio libero di speculare, la vita di contadini, imprenditori e famiglie che atavicamente portano avanti tradizione, cultura e sviluppo legati alla vigna, alla fermentazione e alla degustazione del nettare degli dei per eccellenza.
Purtroppo sono l’unico eurodeputato di Sicilia e Sardegna, due territori dove si fanno ottimi vini e il comparto vale milioni di euro, ad aver votato NO a questa assurdità. Gli altri italiani ad esseri opposti con me sono Rosa D’Amato, Piernicola Pedicini ed Eleonora Evi (come per la PAC, oggi siamo nel gruppo dei verdi europei) + Laura Ferrara, unica che è ancora nel fu m5s, tutti gli altri italiani hanno invece sostenuto la proposta.
Dico purtroppo perché se tutti i rappresentanti italiani al Parlamento fossero stati compatti nel rappresentare gli interessi dei cittadini, anziché gli ordini di scuderia delle lobbies e delle multinazionali, questa assurdità, che solo adesso tanti dei miei colleghi stanno scoprendo (o cadendo dal pero…) non sarebbe neanche stata proposta, altro che approvata.
In quella occasione, con i colleghi D’Amato, Evi, Pedicini e Ferrara votammo contro, disattendendo le indicazioni illogiche di lobbies e strateghi improvvisati. Mi beccai la scomunica e il resto della storia la conoscete già…
Lobbies, partiti italiani e associazioni di categoria oggi lanciano l’allarme… e provo una tristezza infinita per i colleghi che adesso gridano alla vendetta e alla difesa di qualcosa che hanno già tradito e accettato.
Ai favori che Bruxelles vuol fare alle multinazionali e alle lobby, sarebbe auspicabile opporsi, ma bisogna farlo in tempo e capire cosa si vota oppure avere l’onestà intellettuale di dire ai cittadini: Vi abbiamo traditi.
Specifiche note tecniche:
I negoziati si stanno svolgendo nell’ambito della nuova Politica Agricola Comune europea (PAC), cioè la strategia per sostenere e indirizzare il settore agroalimentare europeo.
Uno dei 3 pilastri della PAC è l’ Organizzazione comune dei mercati (CMO), regole che riguardano soprattutto la commercializzazione e l’etichettatura dei prodotti agricoli. Sulla spinta di lobbies e alcuni paesi, nel nuovo CMO si sta decidendo come permettere di mettere le etichette delle denominazioni di origine – come DOP e IGP – anche ai vini senza alcol, una pratica che si ottiene in vari modi, fra cui aumentando la quantità di acqua rispetto ai vini tradizionali.
La posizione favorevole del Parlamento Europeo, espressa con la votazione del 23 ottobre 2020 (vedi link nomi votanti) di conservare la denominazione di “vino” ai vini dealcolati da tavola, escludendo i vini di eccellenza.
Il compromesso finale del negoziato fra Parlamento, Commissione e Consiglio dell’Unione Europea – atteso fra la fine di maggio e l’inizio di giugno – dipenderà anche da come andranno le trattative su altri temi: per esempio sulle nuove regole del CMO sull’aggiunta di zuccheri ad alcuni tipi di vino.
Adesso la vedo dura per l’Italia far valere le proprie ragioni nei negoziati visto che la quasi totalità dei suoi eurodeputati ha già accettato la vergogna. A pagina 172 del verbale ufficiale ci sono i voti. + significa voto favorevole, – significa voto contrario. Nello specifico, dato che mi chiedevi, la delegazione del M5S è quella che risulta nella dicitura NI (Non iscritti). E quindi puoi vedere bene cosa hanno votato e chi –> https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/PV-9-2020-10-23-RCV_IT.pdf#page172 Votazione numero 84
Da pag 172
A favore 463
Contrari 133
Astenuti 92
Non hanno votato in 17
76 eurodeputati italiani (solo 5 contrari e in dissenso con il partito)